Si parla tanto di dieta chetogenica, a sproposito e senza conoscere realmente l’argomento. Si pensa che si tratti di una dieta iperproteica “spinta” finalizzata al dimagrimento. Ma la sua principale applicazione è un’altra…
Per dimagrire esistono numerose soluzioni alternative alla dieta chetogenica, che permettono di evitare problemi a breve termine come l’alitosi (i corpi chetonici sono eliminati con l’espirazione) e a lungo termine come l’aterosclerosi.
La dieta chetogenica come cura per l’epilessia
La reale applicazione medica della dieta chetogenica è l’epilessia.
La terapia classica per l’epilessia è certamente il trattamento farmacologico. Una terapia ottimale in genere consiste nella combinazione di due o più farmaci antiepilettici correttamente selezionati (1). Nonostante l’ampia varietà di farmaci a disposizione, circa il 30% dei pazienti con epilessia non è sufficientemente controllato e diventa farmaco resistente (2).
La letteratura scientifica suggerisce che la terapia dietetica chetogenica dovrebbe essere presa in considerazione per i pazienti che non reagiscono sufficientemente bene alla terapia di due farmaci antiepilettici, scelti dopo una selezione e ottimizzati nel dosaggio (3-4-5).
Per numerosi pazienti epilettici refrattari ai farmaci, la dieta chetogenica offre la possibilità di migliorare la qualità della vita riducendo notevolmente la frequenze delle crisi.
Come funziona la dieta chetogenica
Il meccanismo di base per cui la dieta chetogenica è utile contro l’epilessia non è stato ancora completamente compreso. Uno dei probabili meccanismi di funzionamento è l’inibizione della trasmissione eccitatoria glutammatergica ad opera dei chetoni che bloccherebbero il trasporto del glutammato nelle vescicole sinaptiche (6). Altri meccanismi includono la riduzione dei carboidrati, l’attivazione dei canali del potassio ATP-dipendenti e l’inibizione della proteina mTOR (7).
È certo che uno dei principali corpi chetonici derivanti dalla dieta chetogenica è l’acetone, molecola che esercita un’attività anticonvulsivante (8) che può anche influire sull’attività di una serie di farmaci antiepilettici.
Effetti collaterali della dieta chetogenica
L’efficacia della dieta chetogenica è stata dimostrata utile nei bambini con epilessia da diversi studi randomizzati e controllati da cui si può concludere che il 15% dei pazienti non ha più avuto crisi e il 33% dei pazienti ha raggiunto una diminuzione del 50% della frequenza delle crisi (12-13-14-15). Purtroppo però questo programma alimentare ha svariati effetti collaterali sia a breve che a lungo termine.
Tra quelli a breve termine ci sono disturbi gastrointestinali, acidosi, ipoglicemia, disidratazione e letargia (2, 15, 17, 18, 19). Gli effetti secondari tardivi noti sono invece iperuricemia, iperlipidemia, calcoli renali, diminuzione di peso e altezza, riduzione della densità ossea (2, 17, 18, 19). Inoltre recentemente alcuni autori (20) hanno suggerito che la dieta chetogenica possa essere aterogenica, cioè possa favorire la comparsa di lesioni aterosclerotiche.
Va detto che questo rischio non è collegato solo alla dieta, ma anche ai farmaci utilizzati per il trattamento dell’epilessia (21). Ad ogni modo questi effetti collaterali mettono seriamente in crisi l’uso della terapia dietetica chetogenica per l’epilessia farmaco resistente.
Suggerimenti per l’applicazione della dieta chetogenica contro l’epilessia
Alcuni autori (20) propongono di usare i seguenti suggerimenti:
1) utilizzare una dieta chetogenica modificata, con meno acidi grassi aterogeni;
2) iniziare la dieta il prima possibile per ridurre il numero e la quantità di farmaci antiepilettici (soprattutto di quelli che mostrano un’azione dislipidemica);
3) includere la dimensione delle lipoproteine negli esami di laboratorio di routine in aggiunta al profilo lipidico classico.
Sempre su Pubmed, sono presenti diversi articoli che correlano la celiachia e la gluten sensitivity all’epilessia (22, 23, 24). Potrebbe essere utile verificare se il bimbo epilettico abbia o meno i marker genetici e clinici per la celiachia e comunque verificare se un periodo di 6 mesi di dieta priva di glutine possa avere o meno un effetto sul decorso delle crisi.
Riferimenti bibliografici
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